Chiesa di Santa Caterina
Situata in piazza dei Domenicani, la chiesa di Santa Caterina nacque dal progetto dell’architetto Giovanni Del Fantasia. Aperta al culto nel 1753, dopo quasi trent’anni di cantiere, fu completata effettivamente solo nel 1869. La sua grande cupola, alta 63 metri, disegna il profilo tipico del quartiere della Venezia Nuova. Una guida della città di Livorno risalente al ‘800 sostiene che la chiesa avrebbe dovuto imitare il Pantheon di Roma. L’edificio fu eretto a fianco del convento domenicano, in sostituzione di una chiesa di proporzioni minori. Le ambizioni di Del Fantasia si arenarono ben presto e alla direzione dei lavori si alternarono Alessandro Saller, Giovanni Masini e Giuseppe Ruggeri. La realizzazione della cupola di forma ottagonale fu ostacolata infatti da problematiche di natura statica. L’estradosso della cupola fu cinto da un possente tiburio che le conferì l’aspetto di un torrione. A fianco fu eretto uno slanciato campanile. Nonostante la facciata fosse incompleta, il luogo di culto fu inaugurato nel 1753 e affidato ai padri domenicani soltanto per un breve periodo. Con l’avvento della dominazione napoleonica il convento fu trasformato in un carcere, attivo fino agli ultimi decenni del ‘900. L’interno è caratterizzato da una pianta ottagonale, contornata da cappelle laterali dove spiccano le opere di Gian Maria Terreni e un maestoso organo a 1200 canne di Antonio Ducci. Nel coro si nasconde un prezioso dipinto a olio del Vasari raffigurante l’Incoronazione della Vergine. L’interno della cupola, dipinto dal senese Cesare Maffei nella metà del XIX secolo, può essere annoverato come una delle superfici affrescate più grandi della regione grazie ai suoi 1500 metri quadrati. Sul modello di altre chiese toscane, la facciata è grezza con un ampio portale centrale, perfettamente in asse con la finestra policroma che si trova al di sotto della cupola.
La Pala del Vasari
L’Incoronazione della Vergine, nota anche come Pala del Vasari, è una pala d’altare eseguita da Giorgio Vasari intorno al 1571, è quindi di fatto una delle ultime opere realizzate dall’artista aretino. L’opera, il cui bozzetto è conservato al Louvre di Parigi fu originariamente collocata in una cappella vaticana dedicata a san Michele. Presumibilmente trafugata in epoca napoleonica dai francesi come bottino di guerra, venne poi venduta all’asta e acquistata nel 1799 da una famiglia livornese, i Filicchi, che, intorno il 1818, la donarono alla chiesa di Santa Caterina. La tavola, dopo un accurato restauro, è oggi tornata ad arricchire l’altare maggiore della chiesa, opera di Bartolommeo Cassarini.
La volta affrescata
La cupola interna della chiesa di Santa Caterina venne affrescata intorno alla fine dell’800 dall’artista senese Cesare Maffei al quale, nel 1855, era già stata affidata la decorazione della sacrestia. Dopo che una commissione scartò la proposta di Luigi Ademollo, il Maffei, con la collaborazione di Pietro Calamai, realizzò un opera pittorica assai impegnativa che comprende i Quattro Evangelisti, alcune scene della vita della Vergine e San Domenico che riceve il rosario dalla Madonna. I lavori per affrescare la vasta volta della chiesa iniziarono intono al 1860 e si conclusero nel 1876. Un’opera di grande impegno che, grazie ai suoi 1500 metri quadrati di estensione, è annoverata come una delle superfici affrescate più grandi della regione Toscana.